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Ne La gaia scienza, Nietzsche scrive che Dio è morto, per sottolineare come l’uomo stesse abbandonando i propri solidi ideali nell’affacciarsi ad una condizione di totale nichilismo. Anche se molto lontano negli anni il pensiero di Nietzsche mette in risalto il processo di crisi che incominciava a pervadere le società occidentali, fungendo da pioniere delle concezioni sociologiche sull’uomo nell’era post-moderna.

La società moderna, così piena di stimoli, invece di arricchire l’uomo lo confonde e lo sommerge, fa sì che non riesca a discernere fra le cose importanti e quelle futili della propria esistenza.

A sostegno di ciò il grande sociologo Zygmunt Bauman, per descrivere la società attuale, teorizza il concetto di società liquida: una società labile e fragile che, nel tentativo di organizzarsi in uno schema razionale e ordinato, risulta del tutto fuori controllo, perché costretta a ridisegnare sé stessa innumerevoli volte.

Nella sua analisi Bauman, ha focalizzato l’attenzione sul passaggio dalla modernità alla postmodernità, e le questioni etiche relative. Paragona il concetto di modernità e postmodernità rispettivamente allo stato solido e liquido della società. Mentre nell’età moderna tutto era dato come una solida costruzione, ai nostri giorni, invece ogni aspetto della vita può venir rimodellato artificialmente, dunque nulla ha contorni nitidi, definiti e fissati. Necessariamente parliamo del lato ombroso, del rovescio della nostra società, intesa come luogo di depressione, di rimozione del dialogo con la propria anima e del confronto con l’Altro grazie al quale si identifica, tutte condizioni che fanno emergere condizioni di ansia e paranoia.

Oggi, il sentimento che risulta caratterizzante l’uomo postmoderno, infatti, è la frustrazione, intesa come quello stato psicologico che sfocia in sentimenti di distruttività e stati di depressione, quando si è bloccati o impediti nel soddisfacimento di un proprio bisogno o desiderio.

Le cause della frustrazione

In letteratura, i principali elementi che causano sentimenti di frustrazione sono così suddivisi:

  • Fattori sociali:l’uomo vive in un ambiente sociale definito da regole, ma come precedentemente riportato non sempre la loro presenza o la loro assenza ne favoriscono l’accettazione e lo sviluppo: molte norme scritte (e non scritte) vincolano l’azione, al punto che impediscono la soddisfazione dei desideri, e fanno si che l’uomo sia alla continua ricerca di qualcosa di effimero.
  • Fattori fisici: già nel momento in cui l’uomo viene al mondo, uscendo dal grembo materno, è costantemente impegnato ad affrontare un ambiente fisico che ha leggi proprie, non sempre corrispondenti ad una immediata soddisfazione delle esigenze dell’organismo (ad es. fame, sete, riparo, protezione, freddo, caldo, umidità…).
  • Fattori psicologici: riguardano la personalità, ad esempio vivere in un ambiente centrato sull’efficienza operativa e sull’isolamento può essere frustrante per chi possiede una personalità desiderosa di coinvolgimento emotivo, contatto umano e comprensione.

A volte l’impossibilità di soddisfare immediatamente un desiderio è utile stimolo di ricerca di nuove soluzioni. Quando questo non avviene, si innescano stati distruttivi e depressivi.

Nel primo caso il sentimento di distruzione può essere indirizzato verso l’esterno, contro una società che non ci rappresenta, o ad esempio un nucleo familiare che non ci accetta per quello che siamo o vogliamo essere.

La distruttività rappresenta l’epilogo del travagliato rapporto con il mondo esterno, e con esso tutti i disagi e le paure, che si prospettano all’individuo man mano che egli prende coscienza della propria esistenza.

Questi sentimenti possono accompagnarlo per tutto l’arco della vita. Si possono rintracciare nell’età adolescenziale, dove il giovane individuo inizia a scontrarsi con le regole sociali, cerca di allontanarsi dal microcosmo familiare per farsi strada nel gruppo dei pari, modello più identificativo nel proprio processo di acquisizione di un Io adulto.

Tuttavia, questi stati negativi permangono anche nell’età adulta, in quanto l’individuo si ritrova a vivere in una società frenetica, in continua trasformazione, dove cerca disperatamente una dimensione in cui il vivere sociale gli consenta l’espressione della propria personalità. Alla difficoltà e all’angoscia che spesso ciò comporta, si affianca la paura del domani.

In casi come questi, quando il sentimento di distruzione viene interiorizzato, la frustrazione può trasformarsi in uno stato depressivo, appartenente alla categoria dei disturbi dell’umore.

L’individuo si ritrova a dover convivere con un senso di vuoto e sentimenti negativi nei confronti di sé stesso, mancanza o diminuzione di interesse o piacere per le attività quotidiane. A livello fisiologico, invece, si possono manifestare perdita o aumento di peso, insonnia o ipersonnia per buona parte del giorno, mancanza di energia, ridotta capacità di concentrazione.

In questo mare in tempesta, possiamo immaginare l’uomo come una piccola barca a vela, che con mille manovre cerca di rimanere a galla. Non ci sono limiti o confini, nessuna regola che ci aiuti a contenere i nostri impeti e i nostri desideri o che ci supporti nello scegliere cosa possa essere costruttivo e cosa invece possa portare alla nostra distruzione.

 

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