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Per stress lavoro correlato, si intende quella sensazione di malessere derivata da uno squilibrio fra le richieste dell’ambiente lavorativo e la capacità dell’individuo di fronteggiarle.

Oggi il mondo del lavoro è sempre più caratterizzato da un uso massiccio della tecnologia, dall’incremento della competizione internazionale, dall’incertezza dei mercati e dall’instabilità dei ruoli; tutti questi fattori portano ad un aumento del carico di lavoro e del ritmo lavorativo, elevate pressioni emotive, precarietà e scarso equilibrio tra vita privata e vita professionale, generando situazioni di stress lavoro correlato da cui derivano sintomatologie fisiche ed emotive che incidono sulle prestazioni lavorative e sulla qualità della vita.

Dal punto di vista lavorativo alcuni indicatori predittivi di stress possono essere:

  • un alto tasso di assenteismo
  • un’elevata rotazione del personale
  • frequenti conflitti interpersonali e clima negativo.

Quando si considerano richieste lavorative impegnative è importante non generalizzare, in quanto un carico di lavoro eccessivo, ma con condizioni stimolanti ed un ambiente di lavoro che dà sostegno e motivazione non è da considerare un rischio psicosociale, al contrario consente di promuovere il miglioramento delle prestazioni, lo sviluppo personale e il benessere fisico e mentale dei lavoratori. I lavoratori soffrono di stress quando le richieste della loro attività sono eccessive e più grandi della loro capacità di farvi fronte.

La psicologia ci insegna che lo stress può essere sia di tipo positivo, sia negativo, distinguendolo rispettivamente in Eustress e Distress: viene considerato eustress, l’attivazione fisiologica che consente all’individuo di rispondere proattivamente alle sollecitazioni provenienti dall’ambiente esterno, che non è così intensa e prolungata da esaurire le energie; con distress, invece, si intende quel tipo di sollecitazione prolungata nel tempo che causa nell’individuo effetti nocivi a livello organico (tra cui cefalea, mal di stomaco, stanchezza, tensione muscolare, tachicardia) e psicologico (depressione, stati d’ansia, disturbi alimentari, frustrazione e aggressività).

Stress lavoro correlato ai tempi del COVID

Gli ultimi mesi hanno cambiato totalmente le vite di ciascuno di noi a causa dell’emergenza sanitaria dovuta alla pandemia che da Marzo ci ha obbligati a rivoluzionare le nostre abitudini. La sfera privata e la sfera lavorativa si sono fuse in differenti modalità di lavoro come lo smartworking, costringendo molti a trasferire le riunioni con i clienti, i consulti con i pazienti, le lezioni con gli studenti nelle proprie case.

Tutte le ricerche più recenti sugli effetti di questa pandemia mettono in luce che gran parte della popolazione vive in uno stato di ansia, da cui conseguono anche alti livelli di frustrazione che possono sfociare in rabbia ed aggressività, causati dall’’impossibilità di condurre le proprie vite come si era soliti fare prima, dalla forte preoccupazione per ciò che ci riserva il futuro e dalla sensazione di impotenza nella gestione della situazione odierna.

Questo ci obbliga a porci mille domande su noi stessi, sulla nostra identità, che inevitabilmente si lega a quella professionale, all’utilità che il nostro ruolo abbia all’interno del sistema in cui viviamo, che piano piano ci sta mettendo da parte. Il periodo storico che stiamo vivendo richiede una forte capacità di resilienza e spirito di adattamento ad una nuova realtà con cui non eravamo pronti a convivere. Non è certamente facile reinventarsi in una società già precaria e poco meritocratica, che oggi purtroppo ancora di più chiude tante porte invece di dare supporto ai lavoratori.

Infatti, si assiste ad una sempre più difficile possibilità di rimettersi in piedi per carenza di opportunità professionali e commerciali dovute all’incertezza del periodo che stiamo vivendo che ha inevitabili impatti importanti dal punto di vista economico e politico. Qualsiasi tipo di organizzazione è formata da persone con sentimenti, paure, reazioni e i leader devono gestire questo aspetto, ponendosi come guida e fornendo gli strumenti giusti per affrontare il cambiamento.

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Sindrome da burnout

Il termine anglosassone “burnout” rimanda letteralmente al significato di “bruciato, esaurito” e si riferisce ad una particolare condizione di stress lavoro correlato che determina un esaurimento psicofisico ed emotivo con vissuti di demotivazione e disinteresse generalizzati verso il contesto lavorativo, personale e sociale del soggetto.

Inizialmente la sindrome da burnout è stata associata maggiormente a quelle professioni di aiuto, ovvero medici, infermieri, insegnanti, in cui la relazione con l’altro è parte fondamentale del lavoro e in cui si mettono in gioco oltre a competenze tecniche anche un forte coinvolgimento emotivo dell’operatore.

Nella condizione di burnout, infatti, il lavoratore è caricato da una duplice fonte di stress, quella personale e quella della persona di cui ci si prende cura e può andare incontro ad un processo stressogeno che si articola secondo Cherniss in 3 fasi:

  1. percezione della situazione in cui il soggetto sente lo squilibrio fra le risorse personali e le richieste ambientali
  2. il soggetto inizia a sperimentare disagio emotivo caratterizzato da ansia e tensione
  3. il soggetto reagisce al malessere con distacco emotivo e disimpegno lavorativo.

Nell’ultimo anno gli operatori sanitari hanno guardato dritto negli occhi, spesso purtroppo anche in prima persona, il virus. E nonostante la sofferenza e la morte siano una costante nel loro lavoro, questa malattia li ha stremati, sia fisicamente, per i turni di lavoro senza sosta nella speranza di curare più persone possibili, sia psicologicamente, attoniti di fronte ad un male per cui non vi era nessuna cura nonostante i loro mille sforzi.

Queste persone hanno subìto alti livelli di stress, che ha avuto un impatto fortissimo nelle loro vite e le cui conseguenze purtroppo non andranno via facilmente.

Conseguenze psicosociali

È importante sottolineare come lo stress lavoro correlato abbia delle evidenti manifestazioni anche fuori dalla sfera lavorativa. La persona oltre a non riuscire più a controllare i suoi comportamenti a lavoro, non riesce neanche ad essere presente e di supporto alla famiglia. Il bagaglio di negatività che si vive nel contesto lavorativo viene portato anche nei rapporti personali alterando il benessere familiare e creando delle dinamiche disfunzionali.

Molte persone, infatti, sviluppano reazioni impulsive ed aggressive nei confronti del marito, della moglie o dei figli, che se non hanno gli strumenti giusti per dare un supporto rischiano di alimentare un circolo di malessere in cui il soggetto rimane invischiato; la rete sociale è dunque una risorsa importante tramite cui la persona può chiedere aiuto e trovare gli strumenti per reagire allo stress, ma purtroppo sempre di più assistiamo oggi ad episodi di violenza e frustrazione generalizzata, sintomi di un malessere profondo a cui molte volte il soggetto non riesce a dare una spiegazione o a porvi rimedio.

La società in cui viviamo ci richiede continuamente di essere proattivi, efficienti, responsabili, puntuali e presenti, togliendo tempo per noi, per le nostre famiglie e per i nostri interessi, dunque è importante capire in tempo quali siano le nostre risorse e rallentare il ritmo o chiedere un supporto quando ci si renda conto di non riuscire a gestire con equilibrio e consapevolezza la pluralità dei nostri vissuti.

Per consultazioni ed approfondimenti chiamate 0331/772323 dal lunedì al venerdì (10.30/17). Se volete potete inviare una mail a bruferra@alice.it con il vostro contatto anche telefonico o consultare il sito www.studiobrunoferrario.

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